Square Notizie: Brexit, il giorno del giudizio

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		– di Alberto Magnani

	10 dicembre 2018


	Brexit, il giorno del giudizio


	(AFP)


	Ora o mai più. In teoria. La Camera dei Comuni britannica vota martedì 11 dicembre l'accordo sulla Brexit strappato da Theresa May all'Europa. La premier è insidiata dall'opposizione del suo stesso partito, scettico su un compromesso negoziale che ha fatto infuriare i Brexiteer più accaniti (e mandato in crisi un governo incalzato dalla perdita di due ministri). In caso di esito favorevole il divorzio fra Londra e la Ue dovrebbe avviarsi a un decorso abbastanza lineare, conservando la data definitiva di addio al 29 marzo 2019. In caso di esito sfavorevole, come i più si aspettano, crescerebbe l'ipotesi di un secondo referendum. Un testacoda che porterebbe Londra a restare nella Ue dopo due anni di negoziati, tensioni diplomatiche e una robusta perdita economica.
	Talking points!
	1.Brexit insegna il rischio dell'autogol 2. Il divorzio è già costato 52 miliardi di sterline


	La «Manovra del popolo» allo scoglio del Senato


	Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Giancarlo Giorgetti (ANSA)


	A proposito di maratone diplomatiche. La prima manovra targata dal governo Lega-Cinque stelle ha incassato il via libera della Camera con 312 sì e 146 no, nel vivo di un tira e molla con l'Europa che sta costringendo l'esecutivo a più di una retromarcia. Ora arriva lo scoglio del Senato, un passaggio tuttaltro che burocratico nell'iter di approvazione della legge. A Palazzo Madama dovrebbe sbarcare un testo modificato in profondità, rispetto al piano da 37 miliardi di euro “bollinato” dai deputati. Fra le vittime del restyling ci sono anche due misure simbolo come quota 100 e reddito di cittadinanza, destinate a una riduzione dei finanziamenti per rispettare - definitivamente - i paletti di Bruxelles.
	Un po' di background?
	1. Manovra, sì della Camera alla fiducia 2. Dagli incentivi all'auto elettrica alle assunzioni, tutte le novità del testo


	L'ultima parola alla Bce


	Il presidente della Bce, Mario Draghi (ANSA)



	La Banca centrale europea è pronta a comunicare in settimana la sua decisione finale sulla politica monetaria. Gli analisti non si aspettano novità dirompenti, a partire dalla fine del programma di acquisti di titoli di Stato: la scadenza del cosiddetto quantitative easing dovrebbe restare a dicembre 2018, anche se le turbolenze politiche europee (Italia in testa) avevano fatto intravedere qualche margine di ripensamento nelle linea di Mario Draghi. L'istituto di Francoforte rilascerà anche le sue previsioni per il 2019: il consensus è per una leggera revisione al ribasso di stime di crescita e inflazione.


	Google sotto il torchio di Washington


	(REUTERS)


	Non c'è pace per i colossi tech, almeno quando si parla di privacy e rapporti politici (i conti restano esplosivi, fra una turbolenza sui listini e l'altra). Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, sarà chiamato a testimoniare martedì di fronte alla commissione giudiziaria della Camera dei rappresentanti. Il gigante dei motori di ricerca deve rispondere dell'accusa di aver avviato una versione del browser compiacente con la censura del governo cinesee di aver rimosso contenuti per ragioni politiche. Il “torchio” di Pichai si accompagna ai dolori di Facebook, il colosso social travolto dall'ennesimo scandalo di violazione di dati personali. In questo caso, a quanto si è appreso, Facebook avrebbe ceduto informazioni sensibili sui propri utenti a una serie di inserzionisti, come la piattaforma di affitti peer to peer Airbnbe il portale di streaming Netflix.

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