«Né con Roma né con Lutero». È il titolo della copertina di oggi dedicata a Erasmo da Rotterdam è scritta dallo storico Massimo Firpo. L'amore di Erasmo per Cicerone non gli impedì di stilare un pamphlet contro la retorica vuota della curia, con la quale fu persino più duro dei protestanti. Per capire il Ciceronianus - questo il titolo del testo - «occorre tener presente - scrive Firpo -che esso fu scritto all'indomani del terribile sacco di Roma del 1527, quando i lanzi imperiali avevano fatto scempio della città papale in un indicibile crescendo di violenze, saccheggi, sopraffazioni, atrocità d'ogni genere. Segnò la fine della grande stagione rinascimentale dei pontificati borgiani, rovereschi e medicei, delle Stanze di Raffaello e della Sistina di Michelangelo. L'Europa tutta ne restò sconvolta, e dovunque si volle vedere in quella tragedia una giusta punizione di Dio per la corruzione della curia papale. Ma tra i letterati si diffuse anche lo sgomento per i danni incalcolabili che quei soldatacci avrebbero potuto arrecare all'ineguagliabile patrimonio culturale di cui Roma era erede. Lo stesso braccio destro di Lutero a Wittenberg, Filippo Melantone, si disse preoccupatissimo per le biblioteche romane, custodi di un sapere e di una civiltà cui la Germania stessa era debitrice. Al contrario il mite Erasmo da Rotterdam, anziché deprecare quanto era accaduto volle pubblicare quel Ciceronianus che condannava senza appello i letterati romani, “più ricchi di letteratura che di pietà”. Non proprio un Erasmo moderato, insomma, un Erasmo convinto apologeta del cattolicesimo romano, un Erasmo opportunista e infingardo, «anguilla», «vir duplex», come lo definì Lutero e come ancora molti lo presentano; ma un Erasmo tanto coraggioso da combattere le sue battaglie culturali e religiose sull'uno e sull'altro fronte in difesa di un cristianesimo serio, operoso, moralmente responsabile». |
Nessun commento:
Posta un commento