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lunedì 1 dicembre 2025

Terremoto Yermak nei negoziati sull’Ucraina, prove di dialogo Ue-Usa, stangata nel budget britannico

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Il Sole 24 Ore
Europa24

di Michele Pignatelli

30 novembre 2025

LA SETTIMANA

Terremoto Yermak nei negoziati sull’Ucraina, prove di dialogo Ue-Usa, stangata nel budget britannico

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dietro di lui, a sinistra nella foto, il primo consigliere dimissionario Andriy YermakFOTO ARCHIVIO

Buongiorno e bentornati su Europa24, in una settimana ancora largamente dominata dalla guerra in Ucraina, tra negoziati, polemiche, e limature al piano di pace messo a punto dagli Stati Uniti. Sull’intero contesto, in realtà, bisognerà ora pesare gli effetti del vero e proprio terremoto politico di venerdì, con le dimissioni di Andriy Yermak, braccio destro del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e negoziatore chiave del team di Kiev, dopo che i funzionari anticorruzione avevano fatto irruzione nella sua residenza e nei suoi uffici.

Quanto al piano americano, nettamente sbilanciato sulle posizioni e ambizioni della Russia, l’Unione europea aveva da subito posto, in maniera dialogante ma ferma, alcune obiezioni, ribadite nel vertice straordinario tenuto lunedì a Luanda, a margine del summit con l’Unione africana. E l’azione diplomatica ha sortito alcuni effetti, se è vero che oggetto del negoziato è ora una nuova bozza più equilibrata - se ne parla in questa puntata del nostro podcast Macro - che lascia tuttavia irrisolti alcuni nodi chiave come lo status dei territori in larga parte conquistati da Mosca, a cui il Cremlino non appare disposto a rinunciare. Ne discuterà questa settimana a Mosca l’inviato del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff, finito peraltro a sua volta nella bufera per le rivelazioni da parte dell’agenzia Bloomberg di una telefonata tra lui e Jurij Ushakov, primo consigliere del presidente russo Vladimir Putin per gli Affari Esteri.

Tra Bruxelles e Washington, in linea generale, si è respirato in questi giorni un clima mediamente più disteso, come confermano anche le parole del presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, in questa intervista concessa al Sole 24 Ore e ad altri giornali europei in cui parla di relazioni transatlantiche «stabilizzate».

Non che gli attriti siano stati del tutto appianati. Sul commercio, per esempio, l’incontro di lunedì tra i rappresentanti americani, Howard Lutnick e Jamieson Greer, il commissario europeo, Maros Sefcovic, e i ministri del Commercio si è concluso con dichiarazioni dal tono velatamente ricatattorio di Lutnick, che ha vincolato la riduzione dei dazi Usa su acciaio e alluminio a una revisione delle regole europee sul digitale, considerate discriminatorie per le Big Tech Usa.

La Commissione europea intanto ha presentato martedì attesi rapporti sulla situazione economica dei Paesi membri e le “pagelle”, ribaltando abitudini e cliché tradizionali, hanno registrato la promozione del bilancio italiano e la bocciatura di quello finlandese (insieme a rilievi fortemente critici nei confronti di quello olandese), sebbene non manchino osservazioni anche per gli squilibri macroeconomici italiani. Interessante e nuova la pubblicazione contestuale da parte dell’Esecutivo comunitario di una raccomandazione (che suona come un allarme) sul capitale umano nell’Unione europea, a corto di specialisti e carente in competenze chiave per le società di oggi e del futuro prossimo.

Tornando ai conti pubblici, non è semplice far quadrare quelli britannici: mercoledì la cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, ha presentato un budget che si configura come una vera e propria stangata, aumentando le tasse di 26 miliardi sterline e portando così la pressione fiscale del Regno Unito a livelli record nel dopoguerra.

In chiusura parliamo di intelligenza artificiale e di un esperimento suggestivo ma non privo di polemiche: questa settimana venti scuole greche hanno avviato un percorso di formazione intensiva degli insegnanti per conoscere (e utilizzare poi nella didattica) ChatGPT Edu, una variante del chatbot pensata per scuole e università che offre accesso ai modelli più recenti.

IL GRAFICO DELLA SETTIMANA

Il confronto sul debito pubblico

Fonte: Fmi e stime dei governi

VISTO DA BRUXELLES

La rivincita del Made in Europe

di Beda Romano

Nelle attività comunitarie gli ultimi giorni dell’anno sono sempre frenetici. Si accavallano le presentazioni di nuovi provvedimenti e l’approvazione di vecchie proposte, mentre i governi si preparano al Consiglio europeo d’autunno. Nelle prossime settimane la Commissione europea presenterà nuove misure sul fronte delle materie prime o degli investimenti stranieri per meglio difendere il mercato unico dalla concorrenza sleale o dalle tendenze coercitive dei Paesi terzi. L’obiettivo è di ridurre le dipendenze dal resto del mondo e proteggere settori strategici. In passato l’idea di privilegiare il Made in Europe avrebbe avuto vita difficile. Oggi molti Paesi, anche del Nord Europa, sono più possibilisti.

Nel frattempo, il presidente del Consiglio europeo António Costa vuole avere a metà dicembre con i capi di Stato e di governo una discussione – la prima di due in tre mesi – sul futuro da dare al concetto di sovranità europea. L’idea è stata ormai fatta propria da molti, se non tutti i Paesi membri. Di questi tempi si parla di sicurezza economica o di geoeconomics. Appartiene a questo ambito anche la proposta di riforma dell’Autorità europea di sorveglianza dei mercati (ESMA) che la Commissione europea dovrebbe presentare a breve. L’obiettivo è di centralizzare la vigilanza in modo da contribuire alla nascita di una unione dei mercati di capitale. In buona sostanza c’è il tentativo dell’Unione di avere atteggiamenti più statuali.

IL VOTO IN EUROPA

Referendum in Svizzera per un’imposta sui patrimoni

Manifesti elettorali a Ginevra a favore dell’imposta sui patrimoni ereditati superiori ai 50 milioni di franchi svizzeri (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)

La Svizzera vota oggi su una proposta di imposta sul patrimonio che sarà un test, a dire il vero quasi già scritto, sulla propensione alla redistribuzione della ricchezza in uno dei Paesi più ricchi al mondo.

La proposta dell’ala giovanile dei socialdemocratici di sinistra, o JUSO, prevede un’imposta del 50% sulle eredità di importo pari o superiore a 50 milioni di franchi svizzeri (oltre 53 milioni di euro) per finanziare progetti volti a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici. Secondo le autorità fiscali elvetiche, circa 2.500 contribuenti possiedono beni di questo valore.

Con ben due terzi degli intervistati contrari alla proposta, stando ai recenti sondaggi, il referendum sembra tuttavia destinato a fallire.

Prevista anche un’altra consultazione popolare, che propone di estendere a tutti i cittadini svizzeri — uomini e donne — l’obbligo di prestare un servizio alla collettività. Questo potrebbe assumere la forma del servizio militare, di protezione civile o di un’attività a beneficio della società e dell’ambiente. Anche questo referendum non sembra avere molte chance di successo.

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