| La copertina della Domenica del Sole 24 Ore è dedicata al racconto di Ernesto Ferrero che rievoca il suo primo (e unico) incontro con Pier Paolo Pasolini alla Fiera del Libro di Francoforte nell'ottobre del 1975, poco prima della tragica morte dello scrittore. A invitarlo alla Buchmesse era stato Giulio Einaudi, per presentare un'iniziativa editoriale di Giulio Bollati (braccio destro dell'editore): la «Biblioteca Giovani», cinquanta volumi in cui la storia veniva raccontata da grandi storici che avevano anche talento di narratori. La presentazione avvenne in realtà non al Salone ma in un ristorante-birreria dall'arredamento in legno massiccio, un po' greve, da baita, tra i sentori di carni arrostite e di crauti. Soltanto il giorno successivo Ernesto Ferrero comprese perché Pasolini era venuto a Francoforte. Per compiacere l'editore ma non per visitare la celebre Fiera. Lo scrittore si era lasciato trascinare di malavoglia nella Halle Fünf, il padiglione che ospitava gli editori italiani. Era una enorme e disadorna scatola di cemento che a lui ricordava un fabbricone. Scappò via quasi subito, mormorando sgomento: «È un Lager, è un Lager». Quella che doveva essere un'allegra vetrina di libri aveva per lui le sembianze di un triste opificio di morte.
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| Gli avevano prenotato un dignitoso albergo nella city. Declinò cortesemente: conosceva lui un posto dalle parti della Stazione, che poi erano i quartieri degli immigrati e dei bordelli. La mattina partì tutto allegro per la sua vera missione. Sapeva che a Francoforte c'era un formidabile negozio della Adidas, con ogni bendidio in fatto di magliette, calzoncini e scarpette. Riempì le sue valigie. Quindici giorni dopo lo ammazzarono su uno sterrato di Ostia. Accanto al ricordo di Ernesto Ferrero, il Domenica propone ai lettori anche due pagine interne per ricordare questo straordinario intellettuale, che fu poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo, di cui ricorrono nel 2022 i cento anni dalla nascita (Bologna, 5 marzo 1922-Roma, 2 novembre 1975). In queste pagine si mettono a fuoco alcuni aspetti caratteristici del'immensa cultura di Pasolini: l'amore per la letteratura classica (Carlo Vecce), la profonda conoscenza del cinema (Roberto Escobar), la grande competenza nella storia dell'arte (Angelo Varni) e, infine, la passione per la musica (Raffaele Mellace).
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