| | | | | | | | | | | | – di Michele Pignatelli | | | | | LA SETTIMANA Francia da Lecornu a Lecornu in 48 ore, respinta la sfiducia a von der Leyen, stretta Ue sull’acciaio | |  | | Il premier incaricato (due volte) Sebastien Lecornu, a destra, con il presidente francese, Emmanuel Macron AFP | | | | | | | Buongiorno e bentornati su Europa24, in una settimana dominata dalla crisi francese, che ha assunto contorni per certi versi grotteschi: prima le dimissioni del premier appena designato, Sebastien Lecornu, con lo spettro di nuove elezioni anticipate; quindi il rilancio del presidente, Emmanuel Macron, con ulteriori consultazioni per scongiurare le urne culminate, venerdì sera, nel reincarico allo stesso Lecornu. | | | Il nuovo governo sarà chiamato subito a mettere a punto una bozza di budget e affrontare dunque la difficile sfida del risanamento, con un’opposizione e una piazza pronte a dare battaglia. Qualunque sia la tenuta dell’Esecutivo, due cose appaiono ormai certe: non solo il macronismo sembra al capolinea, ma anche la Quinta repubblica francese, un tempo garanzia di stabilità, non funziona più. | | | Se la Francia è in affanno, continua a non stare benissimo neppure la Germania, con la produzione industriale scesa ai livelli del 2005, affossata dall’automotive, e una ripresa che stenta a decollare, come ha confermato Clemens Fuest, presidente dell’Istituto Ifo, in questa intervista al Sole 24 Ore. Per l’ex locomotiva d’Europa le sfide della transizione energetica e le ricadute sul comparto automobilistico dei target ambientali si stanno rivelando ostiche, come dimostra anche la posizione incerta del cancelliere Friederich Merz, che in settimana ha incontrato i rappresentanti del settore auto. | | | Tira invece un sospiro di sollievo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, uscita sostanzialmente rafforzata dalle due mozioni di sfiducia votate giovedì dall’Europarlamento. Il risultato è stato migliore di quello registrato su una mozione di sfiducia votata prima della pausa estiva e, se l’ex ministra della Difesa tedesca rimane una figura controversa e criticata, il blocco partitico che la sostiene ha dato prova di sostanziale tenuta. | | | La Commissione ha intanto presentato in settimana una proposta per proteggere l’acciaio europeo dalla concorrenza asiatica, soprattutto cinese, dimezzando le quote di importazioni libere da dazi e raddoppiando, dal 25 al 50%, le tariffe sull’import eccedente. Una svolta protezionistica che ha raccolto il plauso immediato del settore ma che dovrà ora essere approvata da Parlamento e Consiglio. | | | L’Unione europea è rimasta invece in disparte, per non dire del tutto ai margini, sulla vicenda di maggiore impatto degli ultimi sette giorni: l’accordo di pace in Medio Oriente, che dovrebbe mettere fine - il condizionale rimane doveroso - a oltre due anni di guerra sanguinosa nella Striscia di Gaza. Deus ex machina degli accordi il presidente americano Donald Trump, con il contributo fondamentale dei Paesi del Golfo e della Turchia, mentre l’Europa cerca almeno di non restare fuori dalla fase della difficile ricostruzione. | | | Sull’altro grande conflitto globale, la guerra in Ucraina, continuano le discussioni dei 27 sul possibile utilizzo degli asset russi congelati per sostenere finanziariamente Kiev. Ne hanno parlato i ministri delle Finanze all’Ecofin di venerdì, nel quale è emersa la richiesta degli Stati membri che le garanzie chieste ai Paesi sui prestiti all’Ucraina non pesino sul debito. | | | Sul campo, intanto, la guerra va avanti senza esclusione di colpi. Particolarmente duri, nel fine settimana, quelli sferrati a Kiev da un Putin che ha appena celebrato il 73esimo compleanno senza la minima intenzione di venire a patti con il nemico o di rinunciare al suo ruolo di novello zar. | | | Chiudiamo parlando di intelligenza artificiale, la nuova frontiera tecnologica che permea il dibattito a tutti i livelli. Anche l’Unione europea, consapevole di un gap nei confronti dei maggiori competitor, vuole colmare il divario e ha presentato in settimana un piano per promuoverne la diffusione anche nel comparto industriale. | | | | | IL GRAFICO DELLA SETTIMANA Rischio Francia in calo dopo il picco | |  | | Fonte: Bloomberg | | | | | | | | | | | | VISTO DA BRUXELLES La frenata sull’ambiente e il peso di Berlino | | | di Beda Romano | | | A Bruxelles lo sguardo in queste ultime settimane è stato rivolto alla guerra in Ucraina, al rapporto con gli Stati Uniti, all’impopolarità della presidente della Commissione europea. Un altro tema, altrettanto importante, è rimasto sottotraccia, ma rischia di riemergere prepotentemente nei prossimi giorni: l’ambiente. Nel loro vertice del 23-24 ottobre, i capi di Stato e di governo discuteranno dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione europea. Prima della pausa estiva, la Commissione ha proposto di ridurre le emissioni nocive del 90% da qui al 2040. La questione si sta rivelando particolarmente controversa. Alcuni Paesi, soprattutto nel Nord Europa, continuano a essere fermamente ambientalisti. Altri frenano con sempre maggior virulenza. Per anni la Germania è stata l’ago della bilancia, spostando la posizione europea verso obiettivi più ambiziosi. | | | Oggi la Repubblica Federale appare più dubbiosa. D’altro canto, il contesto è cambiato radicalmente. Il prezzo dell’energia è aumentato, il concorrente cinese è diventato assai più competitivo, la relazione con gli Stati Uniti è sempre più complessa, e il Paese è impegnato in un riarmo per certi versi epocale. C’è di più. Il Patto Verde è ormai una arma politica nelle mani dei partiti più estremisti, soprattutto quando si parla di automobili e della messa al bando dei motori ad emissione dal 2035 in poi. A mettere sotto pressione il governo di Friedrich Merz a proposito degli obiettivi climatici non sono solo molte aziende, ma è soprattutto Alternative für Deutschland, che ha fatto della revisione radicale del regolamento sulle auto un suo cavallo di battaglia e che ormai nei sondaggi attira oltre un quarto delle intenzioni di voto. | | | | | IL VOTO IN EUROPA Amministrative, un test nazionale per Portogallo e Kosovo | |  | | Il presidente del partito di estrema destra portoghese Chega, Andre Ventura, in un raduno elettorale a Braga, EPA/MIGUEL A. LOPES | | | | | | | Quelle in programma domani in Portogallo e in Kosovo non sono elezioni nazionali, ma rappresentano comunque due test importanti. In Portogallo si tengono elezioni amministrative su tutto il territorio nazionale: circa 9 milioni e 200mila portoghesi sono chiamati a eleggere 308 sindaci, altrettanti consigli comunali e più di 3200 circoscrizioni di quartiere. Secondo i sondaggi, nelle due grandi città del Paese, Lisbona e Porto, i candidati del centrodestra e del centrosinistra sono in sostanziale parità. Si tratterà dunque di un test per i due blocchi, nonché per il partito di estrema destra, Chega. | | | Voto locale anche in Kosovo, dove sarà di nuovo messa alla prova la difficile convivenza tra le etnie albanese e serba. Alla vigilia, le accuse reciproche non sono mancate. | | | Per tutti gli aggiornamenti, continuate a seguirci su Europa24. | | | | | | |
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