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domenica 23 novembre 2025

L'Ucraina al bivio, crescita più alta del previsto per l'Eurozona, il mantra delle semplificazioni

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Il Sole 24 Ore
Europa24

di Gianluca DiDonfrancesco

23 novembre 2025

LA SETTIMANA

L’Ucraina al bivio, crescita più alta del previsto per l’Eurozona, il mantra delle semplificazioni

Il presidente francese Emmanuel Macron (a destra) e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky firmano un accordo nella base aerea di Villacoublay, vicino a Parigi, il 17 novembre 2025 (EPA)

Buongiorno e bentornati su Europa24. La settimana è stata come sempre densa di eventi per Bruxelles e le capitali europee, con la crisi in Ucraina che ha preso nettamente il centro della scena, dopo il nuovo piano di pace presentato dagli Stati Uniti, che anche questa volta chiede enormi concessioni da parte di Kyiv, senza offrire garanzie di sicurezza credibili.

I Paesi di testa dell’Unione, insieme al Regno Unito, si sono attivati per provare a riequilibrare le condizioni. Si vedrà. Intanto, la Russia continua a bombardare l’Ucraina con missili e droni, facendo strage tra i civili.

La settimana europea era cominciata, lunedì, con le nuove previsioni economiche della Commissione, che ha alzato le stime di crescita per l’Eurozona: nel 2025, il Pil dovrebbe salire dell’1,3%, rispetto allo 0,9% indicato a maggio.

L’Italia è maglia nera, con l’andamento più basso tra i Ventisette nel periodo 2025-2027: il Pil salirà solo del 2%, la metà della media Ue. Continua invece a brillare la stella della Spagna, che nello stesso periodo crescerà del 7,4%.

Tra le ricette più di moda per rianimare l’economia europea, spicca quella della semplificazione normativa, a tutto campo e anche al costo di rimangiarsi decisioni recenti e fino a ieri sbandierate come grandi conquiste. È il caso del rinvio fino a dicembre 2027 delle regole sull’intelligenza artificiale, accompagnato da semplificazioni sulla protezione e gestione dei dati, immediatamente criticate dalle associazioni dei consumatori.

È anche il caso dell’ennesima frenata sulla normativa ambientale che fa da corollario al Green Deal, il piano di rivoluzione industriale verde, che rischia di rimanere ormai senza madre né padre. Mercoledì è arrivata dal Consiglio Ue la richiesta di rimandare al 2026 il regolamento che punta a contrastare la deforestazione nei Paesi terzi. Al sofferto vertice mondiale sul clima, la Cop30 in Brasile, l’Unione Europea ha comunque provato a promuovere un’agenda green, scontrandosi con i petro-Stati, Arabia Saudita in testa.

Dall’economia alla politica, lunedì 17, la Commissione ha formulato le proprie proposte per gli aiuti all’Ucraina: Bruxelles si rifà alle stime del Fondo monetario internazionale, che prevede un fabbisogno di 135,7 miliardi di euro nel 2026-2027, 71,7 miliardi solo l’anno prossimo. Lunedì, Macron ha ricevuto Zelensky a Parigi: Kyiv è pronta ad acquistare 100 caccia Rafale per la propria aviazione.

Martedì 18, il presidente francese ha partecipato con il cancelliere tedesco Friedrich Merz a un summit finalizzato a rilanciare la sovranità europea nel digitale. Quella per l’autonomia strategica dell’Unione è una partita complessa, che vede la Commissione impegnata su molti fronti, come spiega il nostro corrispondente da Bruxelles, Beda Romano. Il tempo rende ancora una volta merito alla capacità di visione di Macron, almeno sui temi di politica internazionale. Il presidente francese aveva lanciato la formula «sovranità europea» già nel 2017. All’epoca, molti la ritennero una provocazione di sapore dirigista. Oggi è un mantra che riecheggia in tutte le capitali europee, ma che manca ancora di un disegno coerente.

È in questo contesto che si inseriscono i piani di riarmo e la “Schengen militare”, il progetto lanciato mercoledì 19 dalla Commissione per facilitare la mobilità di soldati, mezzi e armamenti tra i Paesi dell’Unione. Il piano prevede la modernizzazione dei corridori logistici con un investimento di circa 100 miliardi.

IL GRAFICO DELLA SETTIMANA

Italia maglia nera

Stima di crescita cumulata 2025-27, in %

Elaborazione Sole 24 Ore su dati Commissione Ue

VISTO DA BRUXELLES

Percorso a ostacoli e tempi stretti per il Mercosur

di Beda Romano

Lo sguardo della cronaca è tutto rivolto al futuro dell’Ucraina e al potenziale piano di pace illustrato dagli americani negli scorsi giorni. Nel frattempo, a Bruxelles prosegue la lunga e incerta trafila che dovrebbe portare alla firma dell’accordo commerciale con il Mercosur. La scadenza - almeno sulla carta - è il 20 dicembre quando l’organizzazione latino-americana terrà un vertice a Foz do Iguaçu (in Brasile). Sappiamo quanto l’intesa sia controversa in alcuni paesi e in alcune filiere, in particolare la Francia e l’agricoltura. Gli Stati membri hanno approvato mercoledì scorso una bozza di regolamento che contiene le salvaguardie proposte a suo tempo dalla Commissione europea, con l’obiettivo di rassicurare definitivamente il settore agricolo.

Ora tocca al Parlamento trovare la propria posizione negoziale in vista delle trattative con il Consiglio. Nel suo insieme l’intesa col Mercosur non piace ai partiti più radicali, né a destra né a sinistra. A Strasburgo molti si aspettano che neppure le salvaguardie saranno ritenute sufficienti, ma sperano che in ultima analisi ci sarà una maggioranza a favore della proposta della Commissione europea. Un voto in prima lettura potrebbe aver luogo nella settimana del 15 dicembre. Poi si spera che il successivo negoziato tra Consiglio e Parlamento si riveli anch’esso veloce. Prima di consentire la firma dell’accordo commerciale con il Mercosur, il Consiglio deve dare il suo benestare alla maggioranza qualificata. Dopo la firma toccherà al Parlamento dare il suo consenso.

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