| | | | | | | | | | | | – di Michele Pignatelli | | | | | LA SETTIMANA Ancora incognite sui dazi, schiaffo russo a Ucraina e Ue, Francia sull’orlo della crisi | |  | | La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parla dopo il massiccio attacco missilistico russo su Kiev (sullo sfondo le immagini) che ha ucciso più di venti persone e colpito anche gli uffici della rappresentanza Ue nella capitale ucraina. EPA/OLIVIER HOSLET | | | | | | | Buongiorno e bentornati su Europa24 dopo la pausa estiva. | | | Nell’ultima settimana di agosto, la prima di graduale ripresa delle attività istituzionali a Bruxelles, l’Europa ritrova sul tavolo tutti i suoi nodi più intricati in buona parte ancora da sbrogliare, con in più le ombre di crisi politica che si allungano su uno dei suoi pesi massimi, la Francia. | | | A un mese dalla discussa intesa su dazi al 15% sulle importazioni Ue tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen - un accordo difeso da von der Leyen sulle colonne del Sole 24 Ore - Bruxelles ha formalizzato la proposta legislativa per eliminare i dazi ai beni industriali americani, ottenendo così il sospirato abbassamento al 15% anche delle tariffe sull’auto. Critiche a parte tuttavia, su quell’intesa gravano ancora alcune incognite: quelle giuridiche, riportate alla ribalta proprio nel fine settimana dalla sentenza di una Corte d’appello federale, che ha dichiarato illegittimi i dazi imposti da Trump ricorrendo a una vecchia legge sulle emergenze nazionali; e quelle ventilate dalla tendenza del presidente americano ad alzare sempre la posta, come è accaduto la settimana scorsa con la minaccia di ulteriori tariffe e sanzioni contro chi applica tasse e regole contro le big tech Usa. | | | Ancora più fosco lo scenario prospettato dalla guerra in Ucraina. Dopo il summit di Ferragosto in Alaska tra Trump e il presidente russo, Vladimir Putin, e la successiva (e a tratti surreale) spedizione alla Casa Bianca dei leader Ue e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aveva fatto capolino qualche timidissima speranza di tregua nel conflitto. Due settimane dopo, però, Mosca continua ad avanzare nel Donbass e ha dato un chiaro segnale all’Occidente delle sue intenzioni, con uno dei più violenti attacchi degli ultimi mesi su Kiev, che non ha risparmiato neppure gli uffici della rappresentanza Ue. Di fronte all’offensiva russa, l’Europa continua ad apparire e a sentirsi sola, anche nelle reazioni di sdegno, in un certo senso obbligata a uno scatto nel potenziamento delle sue capacità di difesa: lo conferma l’annuncio di venerdì che la Commissione Ue ha ricevuto da 19 Paesi richieste di finanziamento nell’ambito del programma Safe, pari a 150 miliardi: l’intera disponibilità dello strumento, varato nell’ambito del piano di riarmo europeo. | | | Capofila del nuovo corso europeo nel campo della difesa, almeno nelle intenzioni del cancelliere, Friederich Merz, si conferma la Germania, che ha varato questa settimana l’attesa riforma del servizio militare con l’obiettivo di potenziare l’esercito attraverso l’arruolamento volonario. L’incognita restano i dissidi in materia all’interno della coalizione di governo e la popolarità delle nuove misure. | | | Un governo sull’orlo della crisi appare invece quello francese di François Bayoru, che rischia di deragliare ancora una volta sui conti pubblici, come già accaduto l’anno scorso a quello di Michel Barnier. Lunedì il primo ministro, alla guida di un esecutivo di minoranza, ha annunciato un voto di fiducia in Parlamento l’8 settembre sul controverso piano di risanamento approvato il mese scorso. a fronte di un debito in costante e preoccupante ascesa e di un deficit che sfiora il 6 per cento. Le opposizioni, compatte, hanno annunciato che voteranno contro. Bayrou non si arrende, ma le chance di sopravvivenza appaiono minime e i mercati hanno già dato inequivocabili segni di nervosismo. | | | Non se la passa bene neppure il governo ad interim olandese che, aspettando le elezioni del 29 0ttobre, continua a perdere pezzi. Dei Paesi Bassi vi proponiamo però questa settimana un altro risvolto: il primato dell’Aja tra i Paesi Ocse di lavoratori part-time, di fatto uno scivolamento verso la settimana corta. | | | | | IL GRAFICO DELLA SETTIMANA Spese Nato, raggiunto il (vecchio) target del 2% | |  | | | | | | | | | | | VISTO DA BRUXELLES Ripresa con molte ombre e autunno incerto per la Ue | | | di Beda Romano | | | Dopo una estate travagliata, dominata dalle trattative commerciali con gli Stati Uniti e un accordo che in Europa ha lasciato l’amaro in bocca, da lunedì la ripresa dei lavori comunitari entrerà nel vivo. L’Unione europea attraversa un momento di grande e pericolosa incertezza, in balìa delle pretese americane, delle decisioni russe o cinesi, delle proprie idiosincrasie interne - per non parlare del sofferto voto di fiducia di cui è stata oggetto in luglio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il presidente del Consiglio europeo António Costa ha appena annunciato un tour delle capitali comunitarie: «Mi impegnerò per rafforzare la nostra cooperazione, perché nel mondo imprevedibile di oggi la nostra unità è la nostra più grande forza». | | | I più pessimisti fanno notare che in molti Paesi i governi sono deboli, se non debolissimi. A Parigi da un anno prevale una straordinaria instabilità politica. A Berlino la maggioranza democristiana-socialdemocratica è appesa a un filo. A Madrid, l’esecutivo di Pedro Sánchez è un governo di minoranza. A L’Aja, due dei quattro partiti che componevano in origine il governo Schoof hanno lasciato la compagine governativa. A Varsavia, il futuro del governo Tusk è incerto. Le premesse non sono le migliori per compiere nuovi progressi nell’integrazione europea, a meno che i dirigenti europei non prendano coscienza che la forza dei partiti più radicali è oggi anche il riflesso di una Europa ormai troppo incompiuta per essere realmente efficace. | | | |
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